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ACCOGLIENZA E FRATERNITÀ COOPERAZIONE TRA S.ANNA E S. GIROLAMO E.




Eccoci di nuovo a raccontarvi la 2^ avventura………….

I contatti nel frattempo maturati a livello personale e operativo con la confinante parrocchia di San Girolamo Emiliani hanno suggerito la realizzazione di un secondo progetto da sviluppare in comunione fra le due parrocchie. L’iniziativa è stata benedetta dai due parroci e così, nel gennaio del 2019 è stata accolta una seconda famiglia.

Questa volta le difficoltà sono state maggiori. Anche in questo caso abbiamo trovato grossi ostacoli al reperimento di una abitazione idonea per le solite difficoltà ad accettare la presenza di profughi perché le diverse abitudini generano di solito incomprensioni e insofferenze verso comportamenti e odori di cucina non familiari. Pure questa volta il problema di trovare un alloggio si è superato grazie alle conoscenze personali di membri del gruppo e la difficoltà di non aver trovato un appartamento non ammobiliato è stato brillantemente risolto dalla messa a disposizione di tutto l’arredo di un grande appartamento dei genitori, passati a miglior vita, di persone che a modo loro hanno contribuito così al buon esito dell’iniziativa. Il trasloco è stato organizzato a costi marginali grazie al lavoro personale di alcune persone del gruppo e di collaboratori esterni e alla limitata richiesta di compenso di una piccola ditta di traslochi.

Aspettavamo una famiglia di siriani cristiani, padre e madre con uno o due figli piccoli, e ci hanno proposto il caso complicato di cinque persone, una madre cristiana con quattro figli musulmani di età compresa fra i diciotto e i ventiquattro anni, due femmine e due maschi, tutti abbandonati dal padre quando i figli erano piccoli. Di fatto queste persone avevano sporadicamente vissuto una vita in comune, erano giunte in Italia in due gruppi diversi e ci si aspettava di poterne fare una famiglia finalmente coesa. Non fosse stato per la spinta dei due parroci non avremmo mai avuto il coraggio di imbarcarci in questa avventura sicuramente superiore alle nostre forze e alla nostra esperienza. Nei diciotto mesi in cui li abbiamo avuti ospiti abbiamo certamente consentito ai singoli di godere di una più che dignitosa esperienza, di familiarizzare fra di loro in modo da maturare anche una conoscenza reciproca che chiarisse loro le possibilità e i limiti della loro possibilità di convivenza, di familiarizzarsi con la nuova società e di costruirsi un tessuto di relazioni esterne sufficiente per il seguito della loro esperienza. Purtroppo la mancanza di una figura paterna di riferimento e guida e la cultura di provenienza hanno reso evidente l’impossibilità di una convivenza fra la componente maschile del gruppo e quella femminile.

Al termine del periodo del nostro impegno, in accordo pieno con la Comunità di sant’Egidio ne abbiamo ridefinito la collocazione nuova: le tre donne all’interno di una struttura di accoglienza di consacrate e i due maschi in un “residence”. Tranne la figlia minore, sordomuta dalla nascita, tutti hanno contribuito al proprio mantenimento lavorando per come potevano. Per tutti si sono aperte strade, diverse ma percorribili. Manal, la madre, ha trovato pace e possibilità di sostentamento all’interno della struttura in cui vive. Riham, la figlia maggiore lavora in modo soddisfacente all’esterno. Reem, la figlia sordomuta ha visto finalmente riconosciuto lo stato di portatrice di handicap e è in attesa del completamento della pratica di immigrazione in Canada per sposare un siriano ivi emigrato, con il quale ha formalizzato la promessa di matrimonio nel periodo in cui stava con noi. Mustafà e Jamil lavorano e di loro si hanno buone notizie.

Dalla Comunità di sant’Egidio abbiamo ricevuto il riconoscimento di aver fatto il massimo possibile per queste persone.

Un aspetto degno di essere evidenziato è che si è data particolare importanza agli aspetti legali e al rispetto assoluto della privacy sia dei membri del gruppo che della famiglia ospitata. Si è infatti cercato di rispettare tutte le leggi vigenti, nella consapevolezza che il fatto di fare del bene non può giustificare infrazioni alle leggi dello Stato.

Inoltre nessuno del gruppo ha avuto accesso diretto al denaro raccolto. Nessuno ha saputo quanto gli altri hanno versato. I versamenti sono avvenuti via bonifico su un conto aperto dalla cooperativa cui ci siamo appoggiati. La gestione del denaro è stato compito esclusivo dell’amministratore della cooperativa su indicazioni del gruppo Famiglie Per e in pieno accordo con le indicazioni formulate dalla Comunità di sant’Egidio.

Le conclusioni derivabili da queste esperienze non è facile farle emergere chiaramente e per intero. Possiamo però provarci ad elencarle

ABBIAMO:

  • contribuito ad inserire due famiglie di profughi siriani, una cristiania e una musulmana, provenienti dal teatro di una guerra feroce e da persecuzioni religiose, a inserirsi in modo rapido ed efficace nel nostro contesto sociale. Non solo li abbiamo sostenuti nelle esigenze economiche ma aiutati a costruirsi una rete di conoscenze e amicizie vaste e qualificate.

  • dimostrato che senza aiuti esterni di alcun genere e avendo per solo riferimento la imprescindibile esperienza della Comunità di sant’Egidio è stato possibile aggregare in modo non burocratico un gruppo di persone di diversa esperienza di vita e di Chiesa che ha saputo far fronte ai bisogni contribuendo sia con i soldi che con il personale impegno fino al raggiungimento dell’obiettivo;

  • le parrocchie hanno offerto la loro approvazione e i parroci hanno sostenuto l’iniziativa con la loro autorità, i loro consigli e la loro presenza nei momenti topici. Altro non è stato richiesto;

  • tutti maturato il convincimento che in un mondo in cui l’intervento statale costa molto, produce distorsione e malaffare, porta a risultati spesso deprimenti l’operato di un gruppo di volenterosi ha portato a compimento un progetto di accoglienza e integrazione a misura d’uomo;

  • sperimentato difficoltà di relazioni interne al gruppo e con persone di cultura diversa e le abbiamo superate;

  • sperimentato che attorno ad un progetto concreto e ambizioso la comunità cristiana sa aggregarsi con successo e avvalersi in modo costruttivo delle tante risorse presenti al suo interno, a cominciare dalla voglia di fare del bene.


Ora si apre un nuovo capitolo. Abbiamo trovato un nuovo appartamento, stiamo pensando a come trasformarci in associazione e abbiamo contatti con la Comunità di sant’Egidio per una nuova accoglienza. Se Dio vorrà benedire il nostro proposito a breve saremo nuovamente operativi.



Titolo 2

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