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Writer's picturep. José Antonio Nieto Sepúlveda

"BAMBINI INVISIBILI"


Cari lettori di Girolamoenews,

ogni anno il 28 dicembre festa dei Santi Innocenti noi Padri Somaschi ricordiamo "La Giornata dell'Infanzia Negata" per sensibilizzare l'urgenza di mettere al centro «l’innata dignità e i diritti fondamentali dei più piccoli».

[Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma]. Eppure, nonostante quanto sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, la schiavitù è ben lontana dall’essere debellata; ha solo cambiato pelle tanto che si parla di schiavitù moderna.

Nel mondo secondo le stime dell'UNICEF sono 160 milioni i bambini e i ragazzi che fanno lavori che gli impediscono di usufruire dei loro diritti fondamentali come il diritto alla salute e alla vita. Molti bimbi non hanno l’opportunità di giocare e stare a contatto con altri coetanei vivendo la loro infanzia con leggerezza e spensieratezza, poiché hanno la responsabilità e il dovere di mantenere un’intera famiglia, fra questi moltissimi lavorano tutto il giorno, oltre ciò soffrono le peggiori forme di sfruttamento possibile perché considerati “merci” di scambio, “macchine di denaro facile”, schiavi dei loro padroni violenti. La sensibilizzazione è la chiave d’oro contro lo sfruttamento minorile e la povertà educativa e l’istruzione è l’unico strumento che può contrastare questo fenomeno, in quanto utile per rompere un ciclo infinito di inopia.

"Chi fa lavorare un bambino gli uccide l’infanzia"

Il cambiamento e il futuro sta anche nelle nostre mani perché nel mondo globale tutto si comunica e, in qualche modo, tutto ci riguarda. Non possiamo convivere tranquillamente sarebbe un offuscamento della coscienza!

Cosa ha da dire difronte a questa situazione, la Famiglia somasca, il nostro Ordine di Padri Somaschi? Nel messaggio di Pasqua alla Famiglia Somasca, ho scritto che “...confessare la fede nel Risorto è un atteggiamento e non semplicemente un’affermazione... è mettersi in cammino per portare a termine la missione che Egli ci affida di annunciare a tutti i popoli la benevola presenza del Padre nella nostra storia.” E ancora: “Cristo risorgerà in noi se ci scrolliamo di dosso la stessa tristezza che travolse i discepoli [di Emmaus], perché possiamo riconoscerlo nel condividere con i fratelli il pane dell’attuale sofferenza...; se, in vista di quanto sta accadendo, saremo capaci di tornare a Gerusalemme per buttarci, partendo dalla realtà che ci circonda, nell’appassionante compito di essere profeti di speranza, di solidarietà, di misericordia, di tenerezza; profeti di lucida coscienza per affrontare ciò che viviamo, per denunciare le cause di ciò che sta accadendo e per fare quanto dipende da noi per superarlo.” Sta a noi proclamare ai quattro venti con i fatti, con le Opere che ci sono state affidate per il servizio dei poveri, preziosa eredità di san Girolamo, insieme al carisma somasco, che i problemi del mondo — e ce ne sono, tanti! — si risolvono solo con la fraternità. Sta a noi consolare coloro che, in un modo o in un altro, ne subiscono le conseguenze.

Nell’ultimo mio viaggio alle comunità della Nigeria ho fatto esperienza di come questa nostra risposta viene messa in pratica dai giovani confratelli. Non è una risposta romantica né mossa da “buone intenzioni” né con dei bei discorsi o semplicemente con buoni propositi...... Ma lasciatemi prima illustrare la situazione delle nostre comunità in Nigeria:

Usen, nello Stato di Edo: seminario, casa di formazione, a cui è annessa la casa famiglia per orfani. In un’altra casa risiede la comunità filiale che anima la parrocchia dei santi Pietro e Paolo, con annessa la scuola parrocchiale di santa Anastasia.

Lagos: la comunità dirige e porta avanti una scuola affidata a noi [ The 16 Plus School, una scuola cattolica], per studi superiori che preparano all’università.

Enugu, nello stato di Enugu: comunità per la formazione filosofico teologica dei giovani religiosi somaschi. Una comunità formata da 35 persone: Padri, giovani religiosi e seminaristi: davvero una benedizione di Dio! E poi anche gli orfani, una ventina in tutto. E diciamo che – scherzi a parte – tutti mangiano! E' tanto, visto che è la nostra comunità più giovane. Proprio qui, a quest’ultima comunità è annessa, a 200 metri dalla residenza dei religiosi, una casa per minori orfani, della quale si occupano un nostro padre indiano, missionario, e due giovani religiosi somaschi nativi.


È qui che mi voglio fermare: è la casa che ho meglio conosciuto in questa mia visita di due mesi fa. Questi ragazzi giovanissimi, alcuni ancora bambini, vengono da noi inviati dai servizi sociali o proposti da parrocchie cattoliche vicine, perché vittime di situazioni famigliari difficili, alcuni abbandonati dai genitori, altri dopo avere sofferto violenza e altro. In questa comunità ho potuto vedere e sperimentare come i nostri religiosi si prendono amorevole cura di questi ragazzi: è la loro risposta concreta, incarnata, reale, senza risparmi, che mette in pratica le parole che vi ho detto prima circa la risposta somasca samaritana alla situazione di sofferenza nel mondo.

Ho visto il volto sereno di questi ragazzi che, accolti e amati, si sono inseriti in modo attivo all’interno di un ambiente educativo accogliente, sicuro, ben organizzato. Si respira aria di empatia positiva, di capacità di cogliere e condividere i sentimenti di gioia e soddisfazione, di lasciarsi “contagiare” dalla felicità degli altri; e anche la voglia di riuscire a superare i propri problemi.

Aiuta non poco la pulizia e l’ordine in tutti gli ambienti della casa, che aldilà della povertà e, a volte, della mancanza di risorse anche primarie non si fanno pesare. Tutti frequentano la scuola diretta e gestita dai militari, grazie anche alle borse di studio da loro offerte. Devo dire che, nella situazione sociale in cui siamo inseriti, la scuola, con più di 3000 alunni, ha un livello di contenuti abbastanza alto. A dimostrazione di quanto ho detto, aggiungerei soltanto che il rendimento scolastico di alcuni dei nostri ragazzi è stato tra i primi. Se crediamo ai miracoli eccone uno: i nostri ragazzi, provenienti da situazioni di disaggio e marginalità, trovata una stabilità emozionale e accolti in un ambiente sereno che favorisce la concentrazione e lo studio, riescono a raggiungere la normalità e persino l’eccellenza tra i loro pari. Certo, Dio ci aiuta e ci benedice! E anche San Girolamo intercede per noi.

I religiosi somaschi sono le matite di cui si serve Dio per scrivere dritto su queste povere righe storte, con il loro lavoro e la loro dedizione. Ecco perché, dobbiamo sempre ringraziare il Signore e pregare per loro: come ci ricorda san Girolamo nella sua 1 Lettera: “E, benché io non sia nella battaglia con voi nel campo, io sento lo strepito e alzo nell’orazione le braccia quanto posso”, perché il loro entusiasmo e la loro generosità nel servire i piccoli e i poveri non venga mai meno.



I problemi infatti non mancano e purtroppo “lo strepito della battaglia” si fa sentire.

Sicuramente avete saputo della nostra comunità di Usen: ne hanno parlato in lungo e in largo i media e i social: ai primi di luglio è stata vittima di un attacco terrorista con tanto di spari di fucile, creando grande spavento tra i ragazzi che giocavano a calcio nel campo da gioco della comunità Somasca e che sono fuggiti con grande paura e tremore. Hanno catturato p. Luigi Brenna, missionario somasco, mentre guardava la partita, prima che potesse correre nel suo appartamento. Lo hanno picchiato sulla testa e sul corpo e lo hanno trascinato via. Dopo circa mezzo chilometro di camminata intensa e di trascinamento, lo hanno picchiato ancora di più perché resisteva a seguirli. Così è svenuto e lo hanno lasciato e se ne sono andarti pensando che fosse morto. Quando ha ripreso conoscenza, si è trascinato fino alla casa, in una pozza di sangue. I suoi confratelli, che si erano nascosti al rumore degli spari, sono usciti dai loro nascondigli e lo hanno portato di corsa in ospedale. Ora, grazie a Dio, si riprende in Italia, in famiglia, per un periodo di riposo e controlli clinici.

Queste cose succedono davvero! Il Signore Gesù, a noi che abbiamo lasciato tutto e l’abbiamo seguito, ci ha promesso “già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.” Della prima parte, il nostro caro p. Luigi e la comunità somasca di Usen ne sono la prova più certa!


Invito tutti a pregare perché i padri e i laici somaschi possano svolgere la missione samaritana di San Girolamo verso i piccoli e i poveri con lo stesso amore del Fondatore, per rinnovare in noi il dono di grazia concesso a San Girolamo dallo Spirito Santo.

Pregate anche per me. Anch’io prego per voi e vi saluto.

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Titolo 2

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